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Bambini e capricci: come gestirli senza urla e sculacciate

Bambini e capricci: come gestirli senza urla e sculacciate

Perchè i bambini fanno i capricci? Sgridare i bambini serve sempre? Quali sono i metodi educativi più efficaci? È giusto sculacciare o provare a essere genitori-amici? 

 

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Appena nati, i bambini trasmettono un’infinita tenerezza e ci sembra quasi impossibile che degli esseri così piccoli e delicati possano riuscire ad emettere strilli e pianti estremamente acuti.

Proprio nei primi mesi però, i pianti sono molto frequenti.
Attraverso il pianto, il bambino esprime i suoi bisogni: piange perché è stanco o ha fame, ma anche perché non sa come reagire ai tanti stimoli visivi, tattili e uditivi che lo circondano.

Per lui, in fondo, è tutto nuovo, una scoperta continua.
In questa fase
 quindi non possiamo parlare di capricci ma di bisogni, di momenti di crisi (dovute al normale processo di crescita) in cui il piccolo vuole essere rassicurato: ecco perché l’abbraccio, la voce calma e serena di noi mamme e papà lo aiutano a gestire le emozioni e a contenere il disagio di questi momenti.

Non dimentichiamoci poi che quando sono piccoli, i bambini sono come delle spugne: fanno loro tutti i nostri comportamenti.

Ecco perché è molto importante imparare a controllare le nostre reazioni e i nostri atteggiamenti cercando di evitare gli scatti di rabbia e nervosismo che, in futuro, potrebbero essere da loro replicati facilmente.

Quando iniziano i primi veri capricci?

I veri e propri capricci, iniziano intorno all'anno e mezzo/due anni: è questo il momento in cui i bambini iniziano a diventare più consapevoli di sé stessi.

Sanno di essere ancora piccoli, ma allo stesso tempo sentono il desiderio di esprimersi e non perdono occasione per farlo: ecco perché può succedere che piangano e si disperino anche per le piccolezze.

Questo è anche il momento che molti genitori definiscono come “la fase dei no”, quella in cui i bambini sembrano “settarsi” su un’unica risposta (il NO per l’appunto), qualunque sia la domanda che gli si pone. 

Potrebbero non voler stare seduti nel seggiolone, pretendere di usare sempre le mani per mangiare, rifiutarsi di mettere la giacchetta prima di uscire o il pigiamino al momento di dormire.

Verso i due, tre anni, alcuni capricci frequenti sono: rifiutare di sedersi a tavola o di andare a dormire, pretendere un gioco di un amichetto a tutti i costi, piangere disperatamente davanti a un diniego, pur se giustificato, di mamma o papà.

Le sculacciate o le urla servono?

Secondo un rapporto Unicef nel mondo circa 300 milioni di bambini tra i 2 e i 4 anni ricevono regolarmente qualche tipo di punizione fisica.

Ma la violenza ha davvero valore educativo?

«Gli adulti responsabili dell'educazione dei minori non usano necessariamente la violenza con la deliberata intenzione di far male o ferire il bimbo - dicono gli autori del report - Essa è causata piuttosto da rabbia o frustrazione, dall'ignoranza riguardo ai danni che certi comportamenti possono causare o dalla poca dimestichezza con metodi alternativi e non-violenti».

Alla base di un simile quadro vi è la convinzione ancestrale che le botte, se distribuite con "equità e criterio", possano raddrizzare i comportamenti sbagliati dei fanciulli.

Illudersi che il gesto violento comporti una qualche utilità pedagogica è assolutamente errato. 

Magari al momento il bambino smette di frignare o di fare i capricci, ma sul lungo periodo gli effetti sono tutt'altro che positivi.

«Avviene una ripercussione psicologica sul bambino - spiega al Corriere della Sera la psicoterapeuta dell'età evolutiva Simona Dal Pozzo - sviluppo di ansia, disturbi comportamentali, oppositivi provocatori, problemi di apprendimento a scuola, più raramente predisposizione all'utilizzo di droghe in futuro e di comportamenti violenti».

Per l'esperta però la conseguenza peggiore però rimane l'abitudine a gestire le relazioni in modo fisico e non attraverso il dialogo.

Un adulto che educa con schiaffi e sculacciate avrà un figlio che crescerà con la convinzione che in pieno litigio con un compagno riterrà giusto alzare le mani.

I bambini, ma anche gli adolescenti, sono spugne e specchi dei genitori. Assorbono ogni comportamento degli adulti di riferimento, giusto e sbagliato che sia, e proiettano lo stesso atteggiamento al di fuori della famiglia.

È paradossale rimproverare con uno schiaffo il figlio perché ha picchiato il fratello o l’ amico. Si creerebbe una distorsione educativa e il bambino potrebbe pensare “Non vuoi che io alzi le mani ma tu lo fai con me“.

La stessa cosa vale anche quando il rimprovero avviene perché nostro figlio sta urlando e i primi ad urlare siamo noi.

Piuttosto mantenete un tono di voce fermo, sicuro e deciso per comunicare ai nostri bambini ciò che è giusto/meglio per loro in quel momento.

Esiste un metodo educativo "perfetto"?

No, né esiste il genitore perfetto, per fortuna aggiungerei.

L’uomo e la donna si formano come genitori con la crescita dei figli. È possibile, però, dare alcuni suggerimenti educativi.

Il dialogo sta alla base di una buona relazione purché sia svolto in maniera costruttiva.

Inoltre, i protagonisti dell’azione educativa, nel momento in cui si presenta un rimprovero devono trovarsi sullo stesso piano d’importanza, senza, ovviamente, mischiare i ruoli.

Mi spiego meglio: la madre che richiama il figlio su un atteggiamento poco corretto non si dovrebbe limitare a dire semplicemente “non si fa“, ma è giusto chiedere al bambino perché si è comportato in quel determinato modo.

Prima di esprimere un giudizio o impartire una punizione è bene che i genitori capiscano cosa abbia scatenato nel bambino quel comportamento non corretto, per poter intervenire e trovare le strategie giuste per evitare che si possa ripetere.

Stabilire delle regole è fondamentale, ma è giusto che vengano decise con tutti i membri della famiglia.

Nel caso di bambini piccoli poche regole ma chiare riportate con disegni su fogli colorati e attaccati in punti ben visibili e strategici della casa li possono aiutare a fare il loro ingresso in società nella maniera più adeguata e rispettosa.

genitori devono assumere una certa autorità che non si limita ad impartire regole e divieti, assolutamente sì al dialogo ma anche ai rimproveri quando si è oltrepassati un determinato limite educativo.

I figli non hanno bisogno di avere in casa amici, perché mamma e papà non sono coetanei per età, maturità e interessi.

Fingersi amici dei figli non rende genitori migliori, ma mantenere un certo distacco ed essere presente come adulto di riferimento nei momenti di crescita e di crisi questo sicuramente sì.

Alternative valide a sgridate e sculacciate

Sempre più studi stanno dimostrando che sculacciare i bambini non solo non risolve i problemi comportamentali, ma può avere ripercussioni a lungo termine sul loro sviluppo, così come le sgridate. 

Educare un bambino senza ricorrere alle mani o alle urla si può . 

- Siate positivi. Sculacciare un bambino può provocare effetti negativi a lungo termine, come: comportamenti antisociali, aggressività, problemi di salute mentale.

Inoltre vari studi hanno ormai dimostrato che sculacciare non funziona come metodo educativo.

Puntate invece sul rinforzo positivo, lodando i bambini ogni volta che si comportano bene. Solo così i piccoli si sentiranno invogliati a cercare la vostra approvazione.

- Fate attenzione all'ambiente. Prima che il bambino entri in cucina a far danni, chiudete la porta. Si sta per azzuffare per un giocattolo, toglietelo di mezzo. Spesso modificare l'ambiente che ci circonda può prevenire cattivi comportamenti. E di conseguenza bloccare punizioni severe.

- Organizzatevi in modo da prevenire disagi e capricci. Se state per affrontare un viaggio portatevi dietro dei giocattoli e pensate a dei giochi da fare in treno o aereo; tenete sempre con voi degli snack, se la fame lo rende particolarmente irritabile; se invece è la mancanza di sonno a innervosirlo, allora fate in modo di fargli fare sempre un sonnellino prima di uscire. Organizzatevi in modo da prevenire quelle situazioni che lo potrebbero rendere capriccioso.

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- Date delle regole e siate coerenti. I bambini hanno bisogno di regole semplici e chiare. Avere dei limiti, infatti, fa sentire i bambini più sicuri e tranquilli. 

- Siate coerenti. Dopo aver dato le regole, dovete fare in modo che vengano rispettate. Se ad esempio le regole di casa dicono che i bambini devono lavarsi le mani prima di cena, assicuratevi che ciò avvenga ogni volta. Le regole non funzionano se applicate a caso. I bambini hanno bisogno di punti fermi.

Spiegate bene le conseguenze. I bambini devono sapere che se non rispettano le regole, andranno incontro a delle conseguenze, ad esempio: niente tv, niente uscita al parchetto...

E' fondamentale che i bambini sappiano che infrangere le regole ha un costo. Non è necessario minacciarli continuamente. Lasciate che le conseguenze ci siano. Siate fermi e coerenti.

- Ricorrete al time-out. Questo è uno strumento di extrema ratio utile ed efficace. Il piccolo deve stare seduto in un angolo senza parlare né interagire con voi.

Il time out deve durare un minuto per ogni anno d'età del bambino e mai di più. Quando il tempo è passato e il piccolo ha chiesto scusa, la punizione è finita. Nessuno deve essere più arrabbiato.

- Concedetevi una pausa. Se state per scoppiare, prendetevi una pausa. Chiamate un'amica, fatevi una doccia, mettetevi le cuffie e ascoltate un po' di musica. Prendetevi il tempo per ritornare calme. Anche un po' di umorismo aiuta a rompere la tensione.

- Spostate la sua attenzione. Un buon modo per bloccare un cattivo comportamento è distogliere l'attenzione. Vuole un gioco che ha in mano un altro bambino? Fategli vedere un altro oggetto ancora più bello.

- Siate empatici. Un recente studio della Standford University ha dimostrato che gli insegnanti che hanno un approccio empatico con gli studenti ribelli riescono a gestirli meglio degli altri.

Gestite anche voi le difficoltà ricorrendo all'empatia. Parlate a vostro figlio chiaramente e con calma cercando di capire il motivo del suo comportamento.

- Abbracciatelo spesso. I bambini si comportano male. Sono bambini. E i bravi genitori devono educarli. Ma passato il momento didattico, dategli un bell'abbraccio, dimostrate ai bambini che li amate sempre.

-Assicuratevi di essere capiti. Quando date una regola dovete essere chiari. Guardate il piccolo negli occhi e ditegli cosa deve fare (e non cosa non deve fare). Se non segue la regola spiegate quali saranno le conseguenze.

- Negoziare si può. Soprattutto con i bambini più grandi. Coinvolgete i ragazzi nello stilare regole e prendere decisioni. Questo li abituerà a sentirsi partecipi delle decisioni famigliari.

 

 

 

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