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Parto: 10 cose che devi sapere e che nessuno dice

Parto: 10 cose che devi sapere e che nessuno dice

Il parto è un momento indimenticabile nella vita di una donna ed è preceduto spesso da tanta, tantissima attesa, ma soprattutto da molti dubbi e incertezze durante tutta la gravidanza.

Essendo un'esperienza unica per ogni donna si tende a parlarne davvero tanto e, forse, anche mitizzandone i vari aspetti.

Ma è possibile trattare di parto in modo realistico e privo di luoghi comuni?

Bisognerebbe affrontare il parto con consapevolezza, evitando di ascoltare chi dice frasi tipo: "Ma sì, che sarà mai, le donne partoriscono da che mondo è mondo".

Partorire non è affatto banale, è una grande prova di coraggio dalla quale dobbiamo essere orgogliose.

Bisogna informarsi, visitare la sala parto dopo il settimo mese, non affrontare la questione affrettatamente, con pregiudizi o con i criteri scelti da altri. 

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10 cose che bisogna sapere sul parto e che nessuno ti dice:

1. Ce la farò? 

È una domanda che, chi prima chi dopo, ogni futura mamma si pone.

Ma una risposta non esiste. In un modo o nell’altro si partorisce e non bisogna vergognarsi delle proprie reazioni.

I medici, le ostetriche, gli infermieri sono abituati alle “possibili stranezze” delle partorienti o agli inconvenienti fisici che possono accadere, quindi prima di tutto bisogna essere rilassate e serene. La fiducia nel personale che vi assiste vi aiuterà.

2. Come faccio a capire se il travaglio è iniziato?

Prima di tutto non è vero che il travaglio parte quando si rompono le acque. La rottura del sacco può avvenire anche ore prima dell’avvio della fase “attiva” del travaglio, o può essere addirittura provocata dal ginecologo, se non avviene spontaneamente. L’inizio del travaglio, infatti, è dato dalle contrazioni che diventano via via regolari, più intense e dolorose.

Ma come riconoscere le contrazioni "vere" da quelle prodromiche? Quando bisogna andare in ospedale? E se ho perdite di sangue o perdo il tappo mucoso? Di questo e molto altro abbiamo già parlato qui: https://todogi.com/blogs/notizie/parto-quando-e-il-momento-giusto-per-andare-in-ospedale-e-come-riconoscere-le-contrazioni-giuste-di-travaglio

3. È utile fare un corso preparto?

Assolutamente sì, soprattutto per chi è alla prima esperienza. Vi può aiutare a conoscere le varie fasi del parto naturale, cosa fare nelle diverse situazioni e come affrontare le paure del momento, oltre a creare confidenza con il partner che potrà partecipare agli incontri e imparare come aiutarvi.

Anche chi si trova alla seconda, terza (o più) gravidanza può trovare utile il confronto con altre mamme che si trovano nella stessa condizione o comunque cominciare ad entrare in confidenza con l'ambiente dell'ospedale che le accoglierà durante e dopo il parto. D'altronde si sa che ogni gravidanza e ogni parto è diverso da quello precedente.

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4. Conoscere i diversi momenti del parto naturale

E' importante conoscere le diverse fasi del parto naturale, in modo da riuscire a regolarsi anche sui tempi.

Si tratta di quattro fasi: la prodromica, una fase preparatoria in cui si possono avere o meno contrazioni irregolari; quella dilatante, in cui le contrazioni diventano più regolari e inizia la dilatazione (si tratta del travaglio attivo). C’è poi la fase espulsiva, quella delle spinte: bisogna sempre attendere che la dilatazione sia completa prima di avviare questa fase, sotto la guida dell’ostetrica. E infine, dopo che è nato il bambino, c’è il secondamento, con l’espulsione della placenta.

5. Cosa fare se si è a casa e si verifica la rottura del sacco?

Niente fretta: si può fare una doccia calda, utile per rilassarsi, vestirsi e prepararsi con calma e farsi accompagnare all’ospedale dove il ginecologo verificherà la dilatazione e valuterà se è necessario il ricovero o se è troppo presto. Potrebbe anche farvi tornare a casa. La perdita del tappo mucoso non richiede di recarsi in ospedale con urgenza: potrebbero volerci giorni prima che il travaglio si avvii. 

6. Keep Calm

Molto spesso le ostetriche dicono che nel parto c’è una sola cosa per cui correre, per le altre l’imperativo è la calma. L’unica fattispecie in cui è necessario recarsi d’urgenza in ospedale è il distacco della placenta, che si verifica con un’abbondante perdita di sangue vivo. Una situazione molto diversa dalle perdite che possono verificarsi, come quelle di muco o di sangue rappreso.

7. Si può mangiare qualcosa durante il travaglio?

È consigliabile bere qualcosa di zuccherato ma non troppo pesante. Alcune partorienti, infatti, soffrono di nausea durante il travaglio e si rischia di vomitare. Se vi sentite di mangiare, fate spuntini leggeri, ad esempio con pane o cracker.

8. Quanto dura il travaglio?

Quando ci si avvicina al parto sono tante le storie che si sentono a proposito di travagli durati anche giorni. Di certo è un’esperienza personale e come tale ognuno la vive a suo modo. Scientificamente, però, è importante sapere che il parto naturale nella sua fase attiva, non può durare più di 18 ore.

9. Dolore e parto

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Due elementi legati a doppio filo, ma non è detto che sia obbligatorio soffrire per tutto il travaglio. Esistono ormai diverse tecniche o espedienti per aiutare la partoriente a provare meno dolore e concentrarsi sull’esperienza.

La più utilizzata è l’anestesia epidurale, a cui si affiancano anche nuovi metodi, come i gas rilassanti, molto utilizzati per esempio in Gran Bretagna.

Un’altra è quella di partorire in acqua, un metodo che riduce il dolore delle doglie.

Esistono poi tecniche da imparare prima, come quelle legate allo yoga e alla meditazione, oltre alla più classica respirazione. Una respirazione corretta, unita a delle buone spinte può aiutare realmente la gestante.

10. Non esiste una sola posizione per partorire.

Nella maggior parte degli ospedali, si sceglie ancora il lettino con i poggiapiedi (quello delle visite ginecologiche), in modo da stare supine. In realtà, la posizione giusta è quella che fa stare meglio la donna: è possibile partorire anche accovacciata, carponi, in piedi oppure sdraiata su un fianco con una gamba al petto.  

Dunque, come prepararsi psicologicamente al parto? 

Occorre non farsi travolgere dalle emozioni, ma accoglierle con gioia e positività, anche quando vediamo qualche nube all'orizzonte. Senza esagerare, è bene documentarsi e affidarsi alle cure di chi ci fa sentire accolte.

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