Reflusso Grastroesofageo (MRGE) nei neonati: quando preoccuparsi e come curarlo

Reflusso Grastroesofageo (MRGE) nei neonati: quando preoccuparsi e come curarlo

Reflusso Grastroesofageo (MRGE) nei neonati: quando preoccuparsi e come curarlo

Nel nostro precedente articolo abbiamo già parlato del reflusso fisiologico e abbiamo visto che i neonati presentano frequenti episodi di rigurgito o di vomito nell’arco del loro primo anno di vita (circa il 70% nei piccoli sotto i 6 mesi). Si tratta, infatti, di fenomeni fisiologici, che non causano particolare disagio al bebè.

La malattia da reflusso gastroesofageo nei neonati, invece, a seconda della serietà dei sintomi, può interferire in modo anche importante con la qualità di vita.

È bene distinguere quindi il fisiologico rigurgito (leggi l’articolo precedente vedere i sintomi) dalla vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo, che è una condizione patologica in cui si presentano tutta una serie di sintomi dovuti al reflusso e ai frequenti episodi di vomito: infiammazione dell’esofago, broncospasmo, apnee e perdita di peso.

Vediamo come riconoscerla e cosa fare.

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Attenzione: il Reflusso Gastroesofageo è diventato una malattia di moda?

Di reflusso gastroesofageo negli ultimi anni se ne parla molto e viene spesso diagnosticato e molto spesso curato anche nei casi in cui non ci troviamo dinanzi alla malattia vera e propria (MRGE), ma al mero rigurgito.

Ci vengono spiattellate diagnosi di RGE (reflusso gastroesofageo) e fornite cure terapeutiche anche per eventi del tutto naturali che colpiscono il 70% dei bambini sotto i 6 mesi.

Eppure, come afferma Vincenzo Calia (pediatra e giornalista) “fino a non molti anni fa nessuno l’aveva mai sentito nominare questo RGE (reflusso gastroesofageo), o meglio, lo chiamavamo semplicemente rigurgito e davamo per scontato che fosse un evento praticamente normale e fisiologico.

Dava fastidio, è vero, si sporcavano tanti bavaglini, ma, tutto sommato, si riusciva a sopportare finché non passava con la crescita e con l’aumento di consistenza degli alimenti”.

Il guaio è che la dimostrazione ecografica di un fenomeno comune (il rigurgito) si trasforma troppo spesso in una diagnosi di reflusso gastroesofageo (RGE).

E quando c’è una diagnosi, si sa, ci vuole per forza anche una terapia. E guarda caso, negli ultimi anni sono stati commercializzati alcuni farmaci, relativamente costosi, che agiscono sull’acidità del contenuto dello stomaco e dell’esofago. 

A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: secondo Calia, infatti, l’esplosione di diagnosi di RGE, clamorosa soprattutto negli USA, potrebbe essere un caso classico di disease mongering, o mercificazione della malattia, un’operazione di marketing finalizzata alla diffusione sul mercato di un farmaco: si inventa una malattia per poter vendere una medicina.

Soffrivano così tanto i bambini di una volta, quando questa diagnosi non veniva praticamente formulata quasi mai e meno che mai veniva fatta alcuna terapia, come oggi invece si fa spesso? Probabilmente no.

Il reflusso-rigurgito fisiologico si affrontava con la santa pazienza, cambiando il bavaglino e aspettando che passasse.

Ciò non fa che confondere le idee, soprattutto ai genitori, che spinti dall’amore per i propri figli e dall’empatia fanno di tutto pur di non far soffrire il proprio bambino.

Ma bisogna fare chiarezza una volta per tutte: il fisiologico e naturale reflusso (o RGE) non è una malattia. E’ un evento normale, frequente e del tutto innocuo per i nostri bambini, e si può combattere con alcuni accorgimenti senza necessità di farmaci (leggi qui quali)

Diverso il caso del MRGE, una vera patologia che deve essere curata e che può portare a dei seri danni per i piccoli.

Sintomi del Reflusso Gastroesofageo MRGE: come riconoscerli

Il reflusso gastroesofageo patologico (MRGE) può manifestarsi con vari sintomi che interessano gli apparati gastrointestinale e respiratorio e la salute generale del bambino.

Il piccolo appare sofferente, piange di continuo, può subire un calo di peso o mostrare comportamenti caratteristici (ruminazione, inarcamento del busto e del collo all’indietro). 

Talvolta, si manifestano anche sintomi allergici (come eczemi e orticaria). Nei casi più gravi, possono essere presenti tracce di sangue nel vomito (sintomo di esofagite) o verificarsi episodi di apnea o di ALTE (Apparent Life-Threatening Events, ovvero eventi che apparentemente mettono a rischio la vita), in cui il bimbo presenta apnee prolungate, crisi di pallore o cianosi, ipotonia.

In rari casi, infine, il bambino può ammalarsi di asma o polmonite da inalazione (quando il latte, che risale dallo stomaco, entra nella laringe, in trachea e, poi, arriva ai polmoni).

Le nuove Linee Guida del Nice e le raccomandazioni agli operatori sanitari

Anche il NICE, l’Istituto Nazionale inglese per la Salute e l’Eccellenza Clinica, è intervenuto sul tema e fornisce indicazioni precise per gli operatori sanitari, affinché rassicurino i genitori nel caso di episodi di rigurgito di cibo nel neonato, un fenomeno molto diffuso nei bambini piccoli (circa il 40% di essi sperimenta tale reflusso, il 70% nei primi 6 mesi).

Allo stesso tempo gli operatori sanitari devono stare attenti a sintomi significativi che possano suggerire la presenza di malattia da reflusso gastroesofageo o altri tipi di patologie.

In queste Linee Guida, in particolare, gli operatori sanitari sono invitati a illustrare alle famiglie la differenza tra rigurgito-reflusso e malattia da reflusso gastro-esofageo.

Infatti, nei neonati il reflusso è frequente (il 5% dei neonati presenta circa 6 o più episodi al giorno) e solitamente non richiede ulteriori approfondimenti e trattamenti, come spiega il NICE: questo fenomeno inizia di solito prima che il bambino abbia raggiunto le otto settimane di età e la sua frequenza diminuisce nel tempo (il 90% dei casi si risolve entro il primo anno di vita).

Può essere difficile effettuare una distinzione tra i ‘normali’ episodi di reflusso e la più seria patologia, ma queste nuove linee guida del NICE sosterranno i medici nel formulare una diagnosi corretta.  

In particolare, tra i sintomi definiti da ‘bandiera rossa’, ovvero ai quali prestare attenzione, il vomito frequente e forte; distensione addominale, dolorabilità o massa palpabile; diarrea cronica (che può suggerire la presenza di un’allergia alimentare); fontanella gonfia; aumento crescente e rapido della circonferenza della testa (1 centimetro a settimana); mal di testa mattutino persistente e peggioramento del vomito nella mattina. Si tratta di alcuni dei sintomi che suggeriscono ulteriori approfondimenti e/o trattamenti.
 
Le Linee Guida includono raccomandazioni riguardanti la terapia: non bisogna somministrare inibitori di pompa protonica o antagonisti del recettore H2 per trattare un rigurgito manifesto che ricorre come sintomo isolato; allo stesso modo non bisogna proporre terapia con metoclopramide, domperidone o eritromicina per trattare il disturbo da reflusso gastroesofageo senza opportuna indicazione dello specialista e tenendo conto dei potenziali effetti avversi di questi trattamenti.  
 
Le raccomandazioni includono anche alcune indicazioni relative all’alimentazione del neonato con frequente rigurgito associato a un marcato dolore. In particolare, secondo il NICE gli operatori sanitari dovrebbero riesaminare la storia alimentare del bambino, e poi ridurre il volume dell’alimentazione solo se essa è eccessiva per il peso del piccolo.

In seguito, come passo successivo, l’operatore sanitario dovrebbe proporre una prova con pasti contenenti quantità di cibo minori e più frequenti, a meno che i pasti non abbiano già queste caratteristiche: in tal caso, offrire una formula addensata, come ad esempio quella contenente amido di riso, amido di mais e/o altro.

Se questo approccio per gradini non ha successo, inoltre, l’operatore dovrebbe interrompere questa formula e procedere con una terapia di alginato per un periodo di prova di 1-2 settimane. Se la terapia ha successo, l’indicazione è quella di continuare, effettuando degli intervalli di pausa per vedere se il neonato non presenta più i sintomi.

Genitori preoccupati sì ma usiamo la ragione

Alla luce di quanto detto sopra e nel precedente articolo collegato possiamo dire che i bambini piangono, a volte si disperano, muovono le gambe, si irrigidiscono e tutto questo viene interpretato quasi sempre come dolore: ma da quando esiste il RGE, sempre più spesso la risposta a questi sintomi è una diagnosi (il più delle volte basata impropriamente su una ecografia) e quindi una terapia con farmaci specifici.

Teniamo in considerazione però che quasi certamente si tratterà del fisiologico rigurgito e che, se non vi sono uno o più episodi da “bandiera rossa” sopra elencati, è inutile e controproducente preoccuparsi o dare farmaci non necessari ai nostri piccoli.

Nell’arco di un anno gli episodi di rigurgito (RGE) scemeranno e saranno solo un lontano ricordo.

Immaginate il neonato come se fosse una bottiglia sempre piena, con un tappo che si chiude male, tenuta in posizione orizzontale: impossibile che dal collo non esca neppure una goccia…..

Se siete preoccupati parlatene con il vostro pediatra di fiducia e armatevi di tanta pazienza, amore, coccole e… tanti bavaglini super assorbenti !

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